Volleyrò, le emozioni delle under 16

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Ci sono momenti nella vita di uno sportivo che si ricordano a lungo, forse per sempre. Si provano emozioni indescrivibili, non paragonabili a qualsiasi altro tipo di sensazione. E ognuno vive le proprie gioie, i dolori, le fatiche e i successi a modo suo. Domenica scorsa quattordici ragazze sono riuscite in un’impresa che rimarrà nei loro cuori e nelle loro menti finché avranno fiato per poterla raccontare e memoria per poterla descrivere. Ragazze che a meno di sedici anni hanno vissuto la loro giornata perfetta, quella che le ha visto vincere il campionato nazionale Under 16.
Lara Salvestrini ha rischiato di veder frantumato il suo sogno di partecipare alla Finali Nazionali perché, poco prima di partire per Mondovì, ha subito un infortunio che fortunatamente si è rivelato poco serio ma che, lì per lì, l’aveva tenuta con il fiato sospeso: «Al momento dell’infortunio, ho pensato che tutto il lavoro che avevo fatto in un anno per arrivare a quel momento fosse stato buttato. Avevo veramente paura di non poter giocare. Poi ho capito che in realtà era tutta una cosa mentale: se io pensavo di potere, potevo veramente. Essere arrivata a Mondovì e aver giocato le mie prime finali nazionali è stata un'emozione unica. Anche dopo che Padova si è portata sul 2-2 non ho mai pensato che avremmo perso. Noi quello scudetto lo volevamo».
Rachele Mancinelli è l’opposto dell’Under 16, un ruolo delicato perché a lei sono spesso affidate le palle più delicate, quelle che devono essere messe a terra. «Quando abbiamo fatto l'ultimo punto, quasi non ci credevo. È già volato un anno, così velocemente, e noi ora siamo campionesse italiane. Ancora fatico a rendermene conto. È un risultato grandissimo, siamo state molto brave. L'emozione è stata unica e anche solo a parlarne mi vengono ancora i brividi. Posso soltanto dire che è stata l'anno più bello, vissuto con un gruppo fantastico, partendo dalle compagne e finendo con gli allenatori e tutto lo staff».
Claudia Teofile è entrata in campo sul match point e con la sua battuta ha propiziato il punto che ha consegnato lo scudetto al Volleyrò. Nessuna paura con la palla in mano e una dedica speciale alla mamma che ha seguito la partita dall’alto. «Quando sono entrata per l'ultima battuta, se devo essere sincera, tremavo, ma avevo un'adrenalina in corpo pazzesca e pensavo veramente di voler chiudere quella partita. Il mio primo pensiero è stata “la tiro”, non me ne è fregato nulla, mi sono fidata di me stessa e sono andata diretta a fondo campo consapevole di potercela fare, anche perché sapevo che da lassù qualcuno mi stava aiutando».
Alice De Luca è la palleggiatrice, la regista, colei a cui è assegnato il compito di dare ordine al gioco. È anche una delle più piccole del gruppo e per la sua giovane età avrebbe potuto soffrire la pressione della partita. «Gestire l'emozione della finale, sembra strano, è stato abbastanza facile. Non potevo farmi soffocare dalle sensazioni, rischiando di disputare una brutta partita e buttando al vento tutti i sacrifici fatti in questa stagione. Certo, l'emozione c'era e anche tanta, però in quel momento l'obbiettivo era lo scudetto e tutto il resto per me non contava. Quando è caduto l'ultimo pallone, io sono crollata a terra e ho pensato: “Ce l'abbiamo fatta”. Tremavo e mi mancava il respiro, è stata un'emozione troppo forte».
Cecilia Oggioni è stata eletta miglior libero della rassegna. Un premio che ha gratificato gli sforzi di tutta una stagione ma che lei, giustamente, ha tenuto a condividere con le compagne, lo staff e la società. «In tutta franchezza quest'anno non mi aspettavo di riuscire a vincere lo scudetto, non perché non ci credessi ma perché durante l'anno mi ero resa conto che difficilmente riuscivamo ad esprimere il nostro gioco. Nel corso delle finali nazionali ho iniziato a crederci sempre di più. Rispetto alla vittoria dello scorso anno, è stata un emozione più forte, forse perché più “sudata”, e mi ha riempito di gioia il cuore. La cosa più bella è stato condividere la felicità con una squadra fantastica come la nostra. Per quanto riguarda il premio personale, sono sempre stata consapevole dei miei mezzi e dell’aiuto che potevo dare alle mie compagne in fatto di esperienza. Il riconoscimento è stato il coronamento di un anno di sacrifici da parte mia e della mia squadra. Ovviamente non è solo merito mio, ma di tutto lo staff che ha sempre creduto in me».
Agnese Cecconello è venuta da lontano con un sogno: migliorare e dimostrare a tutti di potercela fare. Ha scoperto una nuova casa e conosciuto una nuova famiglia.«Mi aspettavo che sarebbe stata una stagione dura, per gli allenamenti sicuramente più faticosi e anche per la lontananza da casa e dalla mia famiglia. Ma mi sono ambientata quasi subito in una realtà così diversa. All'inizio ero un po’ distaccata perché non ero abituata a certe routine e soprattutto non conoscevo ancora nessuno. Ma appena ho iniziato a prendere il ritmo in questa vita quasi frenetica, devo dire che mi sono trovata benissimo. Ho conosciuto dirigenti e allenatori simpaticissimi, oltre alle ragazze con cui ho creato un legame solidissimo. Siamo diventati una famiglia unica. In quest'anno, che a parer mio è volato anche troppo velocemente, ho imparato cose fondamentali e soprattutto mi sono abituata a ragionare con la mentalità da atleta e mettere la pallavolo sempre al primo posto».
Laura Sturabotti è l’altra “baby” del gruppo, ma in tutto l’anno ha dimostrato di non avere timore a competere con compagne e avversarie più grandi e la felicità per il titolo conquistato l’ha sicuramente ripagata per tutti i sacrifici fatti da inizio stagione: «Finita la partita, ho provato una grandissima gioia, un’emozione che sino ad allora non avevo mai provato. Mi sono venuti in menti tanti momenti ed episodi di questa fantastica stagione. Ho ripensato a tutti i sacrifici fatti durante l'anno, i rimproveri e gli incitamenti degli allenatori. Infine mi sono commossa ed è scappata qualche lacrimuccia».
Benedetta Bartoliniè il capitano della squadra e suo è stato l’ultimo punto messo a segno. Un lungo pallonetto partito dalla sua mano e caduto quasi all’incrocio delle righe, in una frazione di secondo che è sembrata durare un’ora. «Sinceramente non riesco bene a spiegare che cosa ho provato. Per me riuscire a chiudere il set e quindi anche la partita è stato un onore. Noi ragazze e gli allenatori ci siamo sacrificati tutto l'anno per ottenere questo risultato e con tanta determinazione e umiltà ci siamo riusciti. Ne siamo veramente entusiasti».
Michela Ciarrocchi ha dato un contributo fondamentale, facendosi sempre trovare pronta quando i suoi allenatori l’hanno chiamata in causa. «Lì per lì non ho subito realizzato che avevamo conquistato lo scudetto, ero solo contenta di aver vinto la partita che era stata molto combattuta. Poco dopo, però, mi sono resa conto dell'importanza di questo titolo e dell’incredibile impresa che io e le mie compagne avevamo compiuto. Personalmente, mi sono sentita felice come mai prima»
FedericaGatta non ha potuto prendere parte alla finalissima per via di un infortunio che l’ha costretta a stare ferma nella partita più importante. Ma il suo apporto è stato fondamentale per tutta la durata della manifestazione. «Guardare la partita da dietro la panchina non piace mai a nessuno, ma sapevo che alla squadra avevo già dato tanto durante la semifinale ed ero sicura che le miei compagne avrebbero fatto di tutto per vincere e riconfermare il titolo. Ancora non ci credo: siamo Campioni d’Italia!».
Sylvia Nwakalor è stata l’attaccante di riferimento nella finale contro Padova. Ha messo a terra qualsiasi cosa volasse dalle sue parti e nel suo caso la parola volare non è certo un’esagerazione. «Al momento della vittoria non facevo altro che dire “Finalmente!” e mi sono venute in mente tantissime cose: tutte le ore passate in palestra, tutti i sacrifici e gli sforzi fatti. Poi ho liberato la mente da qualsiasi pensiero e mi sono goduta il momento con le mie compagne e i miei allenatori».
MartinaFerrara gioca schiacciatrice nell’Under 16 e libero nell’Under 18. Dove la metti la metti, ma è sempre tra le migliori in campo: «In realtà ho provato un mix di emozioni indescrivibile. Non sapevo se piangere di gioia, se piangere perché era finito tutto e se non avessi proprio dovuto piangere. È stato tutto molto bello e spero di poter rivivere le stesse sensazioni anche al termine delle Finali Nazionali Under 18».
Giorgia Compierchio è stata protagonista con le sue compagne di una grande stagione che ha visto l’Under 16 imporsi, oltre che alle Finali Nazionali, anche a livello regionale. E al momento della vittoria ha rivissuto tutto in pochi secondi. «È stata una gioia immensa. Appena è finita la partita mi sono passati davanti agli occhi tante immagini di questa fantastica stagione. Tutti gli allenamenti, la fatica, le gioie e i dolori. È stata un’avventura bellissima vissuta con un gruppo di ragazze fantastico».
Giovanna Agoh ha vissuto l’avventura delle proprie compagne da casa e proprio per questo ha sofferto più di chiunque altro. «È stata dura non poter essere con le ragazze. Il giorno della finale ho sofferto tantissimo perché le notizie arrivavano al rallentatore. Quando ho saputo che avevamo vinto ho provato una gioia indescrivibile, come se fossi stata insieme alle mie compagne. Ho preso subito il cellulare e ho iniziato a mandare messaggi di complimenti a tutte».